Descrizione del disturbo

I Disturbi Pervasivi Dello Sviluppo sono caratterizzati da una compromissione grave e generalizzata in 3 diverse aree dello sviluppo: nella capacità di interazione sociale reciproca, nella capacità di comunicazione, e nell’area degli interessi e delle attività.

Le compromissioni qualitative di queste condizioni, sono anomale rispetto al livello di sviluppo o all’età mentale del bambino.

Fanno parte dei DPS le seguenti patologie: Disturbo Autistico, Disturbo di Rett, Disturbo Disintegrativo della Fanciullezza, Disturbo di Asperger e il Disturbo Generalizzato dello Sviluppo NAS.

Questi disturbi si evidenziano di solito nei primi anni di vita e sono accompagnati da un certo grado di ritardo mentale (che se presente dovrebbe essere rappresentato sull’Asse 2).


Trattamento psicoterapeutico

Fra i trattamenti più efficaci sono documentati quelli di natura comportamentale e molti interventi prevedono l’applicazione di strategie e di tecniche che si basano sui principi della psicoterapia cognitiva.

Gli obiettivi generali dell’intervento saranno: favorire la motivazione, la stabilità attentiva e il comportamento intenzionale, il riconoscimento e la differenziazione delle emozioni, la comprensione di sé e dell’altro, la comunicazione, il gioco e il problem-solving.

Non è prevista l’applicazione di tecniche avversive volte a ridurre quelli che in passato (trascurandone l’aspetto funzionale ) erano definiti “comportamenti devianti”, quali le stereotipie, le ecolalie, l’auto e l’etero-aggressività, in quanto non riteniamo necessarie al raggiungimento di tali obiettivi le misure punitive.

La nostra esperienza clinica con bambini con disturbi pervasivi dello sviluppo dimostra che in molti casi i comportamenti devianti si riducono spontaneamente via via che migliorano le abilità di comunicazione e di interazione con l’altro. In altri casi invece l’intervento diretto su tali comportamenti prevede strategie più complesse: il gesto sterotipato e l’uso bizzarro dell’oggetto, ad esempio, vengono inseriti in uno spazio di condivisione, investiti di significato o integrati in una sequenza di attività ludica ove perdono la caratteristica di devianza; i comportamenti auto ed etero-aggressivi invece vengono ridotti aiutando il bambino ad esprimere il disagio e la rabbia attraverso modalità di comunicazione alternative tra cui la verbalizzazione dei propri stati interni e l’attacco rivolto all’oggetto piuttosto che all’altro o a se stesso.