Descrizione del disturbo

I disturbi specifici dell’apprendimento riguardano un gruppo di disabilità, in età evolutiva, in cui si presentano significative difficoltà nell’acquisizione e utilizzazione della lettura, della scrittura e del calcolo. La diagnosi di dislessia, disgrafia e disortografia, di discalculia, viene fatta in seguito ai risultati di test specifici riguardo la lettura, la scrittura e il calcolo; a volte ci può essere un’associazione tra deficit (disturbo di lettura e di calcolo). I problemi di apprendimento, ovviamente incidono in modo negativo con gli esiti scolastici e con le attività quotidiane che richiedono l’abilità di leggere, scrivere e fare calcoli. La prevalenza di tali disturbi nella popolazione in età scolare, secondo la maggior parte degli studi, è tra il 2-5%. Tra le cause sono state principalmente indagati i fattori genetici e quelli acquisiti (sofferenza cerebrale precoce, lesioni di varia natura, ritardi maturativi, ecc.).

In alcuni casi si può osservare che il disturbo specifico dell’apprendimento si presenta associato ad un disturbo psicopatologico, con importanti implicazioni soprattutto dal punto di vista clinico. La comorbilità fra i disturbi specifici dell’apprendimento e disturbi di tipo internalizzanti o esternalizzanti è, secondo i dati presenti in letteratura, tra il 25-50%. Le categorie diagnostiche maggiormente riscontrate riguardano il deficit di attenzione e iperattività; il disturbo oppositivo-provocatorio; i disturbi della condotta; il disturbo depressivo; i disturbi di ansia. L’evoluzione è condizionata da vari fattori quali: la gravità del disturbo specifico, le associazioni tra difficoltà di scrittura, lettura e calcolo, il livello cognitivo e metacognitivo, la presenza di un disturbo psichiatrico, il tipo di compromissioni neuropsicologiche, la precocità e adeguatezza degli interventi e le risposte ambientali.


Trattamento psicoterapeutico

Gli interventi devono interessare sia il trattamento del disturbo specifico, attraverso operatori specializzati e programmi mirati, che l’organizzazione emotivo-relazionale. Questi ragazzi mostrano una grande sofferenza psicologica legata ai vissuti delle loro carenze; tali vissuti possono incidere pesantemente sull’autostima e la motivazione ad apprendere. Spesso accade che il loro funzionamento sociale all’interno del gruppo classe risulta più problematico; il sentirsi incompetenti nell’apprendere può comportare un sentimento di inferiorità nelle interazioni tra pari, che man mano diventano sempre più sporadiche. Inoltre il percorso scolastico di questi soggetti è frequentemente segnato da ripetiti insuccessi, gli insegnanti e i genitori possono attribuire questi esiti ad una mancanza di impegno, colpevolizzandoli come oppositivi, pigri, non interessati. Dal canto suo se il ragazzo percepisce che le sue difficoltà non gli vengono riconosciute, per proteggersi evita i compiti e/o mette in atto comportamenti disturbanti, con conseguente degenerazione delle relazioni con gli adulti. In questa situazione possono attivarsi scambi disfunzionali in cui l’attivazione di cicli viziosi rende più difficile capire la natura del deficit specifico, comprendere i rapporti tra i disturbi dell’apprendimento e il disagio emotivo sottostante ai problemi comportamentali e adattavi e la gestione degli interventi. La terapia cognitiva-comportamentale è un intervento utile per prevenire certi disagi psicologici nell’ambiente scolastico e familiare e per trattare specifici problemi psicopatologici che possono evidenziarsi a seguito di una valutazione psicodiagnostica.