Descrizione Disturbi

Depressione e Distimia sono definiti disturbi dell’umore ed hanno come caratteristica predominante un’alterazione dell’umore. La Depressione (o più correttamente Disturbo Depressivo Maggiore) è caratterizzata da uno o più episodi in cui, per almeno due settimane, la persona presenta umore abbattuto o perdita di interesse, accompagnati da altri sintomi come ad esempio una significativa perdita di peso (ovviamente senza essere a dieta) o un aumento di peso (ad esempio un cambiamento superiore al 5% del peso corporeo in un mese), la sensibile diminuzione o al contrario l’aumento dell’appetito, agitazione o rallentamento psicomotorio, faticabilità o mancanza di energia, ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o sentimenti di indecisione, tutti questi sintomi si presentano quasi quotidianamente. La caratteristica essenziale della Distimia (o più precisamente Disturbo Distimico) è un umore cronicamente depresso, presente per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno per almeno 2 anni


Depressione

La depressione è un disturbo molto diffuso. Ne soffrono infatti circa 15 persone su 100. Le statistiche ci dicono che in un gruppo di 6 persone almeno una persona soffrirà di depressione nella sua vita.

Tutti quanti abbiamo l'esperienza di una giornata storta, in cui siamo giù di corda, tristi, più irritabili del solito e "ci sentiamo un po' depressi". Molto probabilmente non si tratta di un disturbo depressivo, ma di un calo d'umore passeggero. La depressione clinica invece presenta molti altri sintomi e si prolunga nel tempo. Per andare via richiede un trattamento psicologico e/o farmacologico. Chi ne soffre ha un umore depresso per tutta la giornata per più giorni di seguito e non riesce più a provare interesse e piacere nelle attività che prima lo interessavano e lo facevano stare bene. Si sente sempre giù e/o irritabile, si sente stanco, ha pensieri negativi, e spesso sente la vita come dolorosa e senza senso ("dolore del vivere").

In generale, chi ha la depressione clinica può soffrire quotidianamente dei seguenti sintomi:

  • umore depresso;
  • perdita di piacere e di interesse per quasi tutte le attività;
  • mancanza di energie, affaticamento, stanchezza;
  • aumento o diminuzione significative dell'appetito e quindi del peso corporeo;
  • disturbi del sonno (dorme di più o di meno o si sveglia spesso durante la notte);
  • rallentamento o agitazione;
  • difficoltà a concentrarsi;
  • sensazione di essere inutile, negativo o continuamente colpevole;
  • pensieri di morte o di suicidio.

Può essere che i sintomi si presentino improvvisamente in modo acuto in persone che generalmente hanno una personalità "ottimista e allegra" o siano costanti nel tempo ma più leggeri, con alcuni momenti o periodi di peggioramento. Naturalmente è raro che una persona depressa abbia contemporaneamente tutti i sintomi riportati nell'elenco, ma se soffre quotidianamente dei primi due sintomi nell'elenco e di almeno altri tre è molto probabile che abbia un disturbo depressivo.

I parenti e gli amici della persona depressa, animati da buone intenzioni, possono cercare di spronarla invitandola a sforzarsi di reagire, senza rendersi conto che questo aumenta il suo senso di colpa e la sua autosvalutazione. L'atteggiamento più utile è aiutare la persona depressa ad intraprendere un percorso di cura fatto di un'adeguata terapia farmacologica e una psicoterapia cognitivo-comportamentale.

Il disturbo depressivo può colpire chiunque a qualunque età, ma è più frequente tra i 25 e i 44 anni di età ed è due volte più comune nelle donne adolescenti e adulte, mentre le bambine e i bambini sembrano soffrirne in egual misura.
Le cause della malattia sono molteplici e diverse da persona a persona (ereditarietà, ambiente sociale, lutti familiari, problemi di lavoro, relazionali, etc.). Le ricerche hanno scoperto due cause principali: il fattore biologico, per cui alcuni hanno una maggiore predisposizione genetica verso questa malattia; e il fattore psicologico, per cui le nostre esperienze (particolarmente quelle infantili) possono portare ad una maggiore vulnerabilità acquisita alla malattia. La vulnerabilità biologica e quella psicologica interagiscono tra di loro e non necessariamente portano allo sviluppo del disturbo. Una persona vulnerabile può non ammalarsi mai di depressione, se non capita qualcosa in grado di scatenare il disturbo e se ha relazioni buone e supportive. Il fattore scatenante è spesso qualche evento stressante o qualche tensione importante che turba la nostra vita. Ma spesso è difficile capire cosa ha scatenato la nostra depressione, soprattutto se non è la prima volta che ne soffriamo.
Il disturbo depressivo può portare a gravi compromissioni nella vita di chi ne soffre. Non si riesce più a lavorare o a studiare, a iniziare e mantenere relazioni sociali e affettive, a provare piacere e interesse nelle attività. 15 persone su 100 che soffrono di depressione clinica grave muoiono per suicidio.

Il disturbo depressivo si associa spesso ad altri disturbi psicologici (disturbo di panico, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo da uso di sostanze e alcol, anoressia nervosa e bulimia, disturbi di personalità, etc.). 25 persone su 100 che soffrono di un disturbo organico, come il diabete, la cardiopatia, l’HIV, l’invalidità corporea fino ad arrivare ai casi di malattie terminali, si ammalano anche di depressione. Purtroppo la depressione può portare ad un aggravamento ulteriore, dato che quando si è depressi si ha difficoltà a collaborare nella cura, dal momento che ci si sente affaticati, con difficoltà a concentrarsi, senso di impotenza, scarsa fiducia di migliorare, passività, e così via. Inoltre, la depressione può complicare la cura anche per le conseguenze negative che può avere sul sistema immunitario e sulla già compromessa qualità di vita di chi soffre. E' necessario dunque curare non solo il disturbo organico ma anche quello depressivo.
Nella maggior parte dei casi la guarigione da un episodio depressivo è seguita da diverse ricadute. Chi si ammala di depressione può facilmente soffrirne più volte nell’arco della vita. La depressione è infatti un disturbo ricorrente e sono rari i casi di episodi singoli nell'arco della vita. Sebbene i farmaci siano molto efficaci nel ridurre i sintomi acuti, non lo sono altrettanto nel risolvere la vulnerabilità alla ricaduta e nella maggior parte dei casi la loro interruzione porta al riacutizzarsi della sintomatologia e alla ricorrenza. La sola cura farmacologica inoltre può essere ostacolata dalla non collaborazione alla cura e disaccordo con la prescrizione medica. La combinazione tra un'adeguata farmacoterapia e la psicoterapia cognitivo-comportamentale aumenta significativamente il tasso di successi, sia nella cura dei sintomi acuti che della ricorrenza.


Distimia

La distimia è un disturbo depressivo cronico. Infatti per fare diagnosi di distimia i sintomi devono essere presenti da almeno due anni. Rispetto al disturbo depressivo maggiore, il disturbo distimico è caratterizzato da sintomi depressivi più attenuati e comporta una minore compromissione delle relazioni sociali e delle attività lavorative, ma è molto più persistente nel tempo.

I sintomi sono:

  • insonnia o ipersonnia;
  • scarso appetito o iperfagia;
  • bassa autostima, sentimenti di insicurezza, inadeguatezza, inefficienza, autosvalutazione;
  • difficoltà di concentrazione e di prendere decisioni;
  • sconforto, tristezza, disperazione, pessimismo;
  • affaticabilità e scarsa energia.

Spesso questi sintomi non sono presenti tutti insieme. Possono essercene anche solo due.

La distimia può comparire sin dall'adolescenza. Si riscontra più frequentemente nella fascia di età che va dai 18 ai 45 anni e spesso sopraggiunge dopo uno o più episodi di depressione maggiore. Alla distimia possono associarsi altri disturbi: oltre alla depressione maggiore, si possono avere ansia, abuso di sostanze, disturbi alimentari, disturbi di personalità.

Per il suo carattere cronico e persistente, il riconoscimento e la diagnosi del disturbo distimico sono molto tardivi e chi ne soffre pensa che il suo malessere sia parte del suo carattere da sempre e che non ci si possa fare granché. Spesso anche i parenti e gli amici della persona distimica ritengono che sia un "inguaribile pessimista e insicuro". In realtà la distimia è un disturbo che può essere efficacemente affrontato intraprendendo un percorso di cura fatto di un'adeguata terapia farmacologica e una psicoterapia cognitivo-comportamentale.


Trattamento psicoterapeutico

La terapia cognitivo-comportamentale si è mostrata efficace per il trattamento della depressione in moltissimi studi controllati.
Applicata alla depressione sin dagli anni '70, la terapia cognitivo-comportamentale assume che la depressione è mantenuta da come la persona guarda al mondo, agli altri, a sé e al futuro e dal suo comportamento passivo. La persona che soffre di depressione infatti ha continui pensieri negativi ed è molto critica verso se stessa, accusandosi continuamente oltre ogni evidenza e notando maggiormente gli eventi negativi. Guarda al mondo negativamente ed è molto pessimista per il proprio futuro.

Per capire come può stare chi soffre di depressione, immaginiamo di avere alle costole qualcuno che ci sussurra continuamente nell'orecchio: "non vali nulla", "sei un fallimento", "come può volerti bene?", "rimarrai solo", e così via. La maggior parte di noi ne rimarrebbe schiacciata e tenderebbe a demotivarsi in qualsiasi cosa e a fare sempre di meno. Questa crescente passività diminuisce l'energia, aumenta la stanchezza depressiva e può essere valutata come ulteriore prova della propria negatività e del futuro nero.
La terapia cognitivo-comportamentale aiuta la persona a comprendere il funzionamento del suo disturbo depressivo e a rompere i circoli viziosi che lo mantengono, aiutandola a modificare i modi disfunzionali di pensare e di comportarsi, a riprendere gradatamente le attività cominciando da quelle più semplici e piacevoli e a recuperare le proprie relazioni sociali. L'aiuta ad identificare le difficoltà quotidiane, insegnandole, per esempio, modalità comunicative più efficaci e strategie di gestione dei problemi più utili.
La terapia cognitivo-comportamentale ha un doppio obiettivo: ridurre i tempi della guarigione e diminuire la possibilità di eventuali ricadute in futuro.
Alcuni recenti studi hanno dimostrato che la combinazione della terapia cognitivo-comportamentale con un adeguato trattamento farmacologico, somministrato sotto stretto controllo di un medico esperto, è tra le modalità più efficaci per curare la depressione e la distimia.