Psicoterapia e compiti a casa

Uno degli aspetti particolari della psicoterapia cognitivo-comportamentale è la possibilità di consolidare il lavoro fatto in seduta utilizzando esercizi da svolgere nel corso della settimana.

Gli homeworks si dividono in compiti cognitivi, che consistono soprattutto in procedure di autosservazione, ed esercizi comportamentali, attraverso i quali il paziente rinforza le proprie capacità sociali e relazionali affrontando gradualmente le situazioni temute. Poiché un obiettivo centrale della terapia è aiutare il soggetto a conoscere meglio se stesso, il monitoraggio degli stati emotivi e mentali è fondamentale; comprendere quali sono i pensieri che accompagnano l’ansia o il panico, qual è il legame fra un evento e la condizione emotiva che genera, quali strategie vengono messe in atto per gestire i passaggi problematici, permette al paziente di individuare i processi mentali che orientano i suoi comportamenti e di intervenire su di essi per modificarli.

Alcuni malesseri psicologici, in particolare l’ansia e il panico, si presentano con sintomi che non è sempre facile identificare nella maniera corretta. L’ansia può esprimersi attraverso il corpo alterandone le funzioni fisiologiche o la loro percezione, provocando sensazioni confuse di smarrimento o debolezza, e lo stesso può dirsi per altri fenomeni psichici che fanno sentire l’individuo vulnerabile; l’autosservazione abitua il paziente a riconoscere il rapporto fra pensieri, emozioni e comportamenti o reazioni fisiche, sviluppando la conoscenza di sé non solo durante le sedute ma anche nell’esperienza quotidiana. In modo analogo gli esercizi comportamentali favoriscono nel paziente un approccio meno difficoltoso al problema di cui soffre, facendogli verificare concretamente che le paure possono essere fronteggiate. L’esposizione segue una gradualità di obiettivi e si accompagna ad un lavoro di preparazione cognitiva ed emotiva, così che la gestione delle situazioni temute venga resa possibile dall’esperienza diretta: avvicinarsi alla minaccia ottiene l’effetto di depotenziarla.